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QUELL'IDEA DI GOLDEN...

Aggiornamento: 7 ott 2021

Un giorno una saggia signora anglosassone scrutò negli occhi una giovane italica di belle speranze e senza fronzoli le chiese: vuoi vincere o vuoi allevare? Cerca di decidere perché le due cose non prescindono una dall’altra, ma non sono neppure obbligatoriamente conseguenti”.

Per un attimo la ragazza rimase disorientata, sprovvista di una risposta pronta, prese tempo ma in cuor suo aveva già deciso di allevare naturalmente: golden e naturalmente quei golden.

Questa scena andò in onda circa quattordici anni fa in Inghilterra. Da allora la saggia signora è diventata la più grande esperta di questa magnifica razza ed oggi ne illustra i pregi ed i difetti nei suoi numerosi scritti. La giovane italica ha fatto i conti con le pieghe delle vita e con il tempo che scorre ed a volte è talmente vigliacco da voltarti le spalle. Non alleva più, troppi ricordi, troppo dolore.

Ma il messaggio è stato comunque tramandato e come in una staffetta il testimone è stato raccolto da Spigadigrano che rappresenta una idea precisa di golden. A guardare in giro c’è di che rabbrividire, soprattutto considerando lo standard di razza. Il golden retriever dovrebbe rappresentare la classica taglia mediogrande, corpo raccolto, una testa importante ed una tipicissima espressione.

Le tonalità del pelo frangiato sono tutte ammesse dal crema al dorato, non è un galoppatore, non salta, ma trotta con un movimento possente ed elegante al tempo stesso, allunga e spinge armoniosamente, la coda fa da timone ed in movimento rimane in linea con il resto della colonna vertebrale; gli arti rispettano angolazioni precise, il garretto è solido e parallelo, il piede da gatto e la pigmentazione del tartufo completano il quadro.

Questo a grandi linee è lo standard di razza. Il cane maschio adulto pesa di solito 35 chilogrammi circa, la femmina si aggira sui trenta. Scherzi del destino la razza conosce in Italia uno straordinario successo e diventa molto diffusa, si assiste ad un proliferare di allevamenti.

Di per sé il fenomeno non rappresenta un fattore negativo a priori, ma pochi seguono un filo conduttore. Se si escludono gli allevamenti “storici” che hanno da sempre perseguito una certa linea piuttosto che un’altra (condivisibile o meno, ma comunque che li caratterizza) quel che resta rappresenta un affresco confuso. Intanto si assiste ad un continuo proliferare dell’altezza al garrese e del peso, praticamente vitellini al pascolo, pesanti, con zampette improbabili che muovono piccoli passi, un trotto impacciato un codone al vento e circa quaranta chili da portare a spasso.

Le teste sono quelle di un pugile suonato con delle espressioni talmente trasfigurate da sembrare istupidite, il colore del pelo che vira verso i setter irlandesi ma quel che più impressiona è la precocità con cui si raggiungono taglie ragguardevoli. Puppy che sembrano juniores giovani che a dieci mesi marciano da impettiti veterani. La giusta misura direbbe che un golden matura di solito in tre anni circa, solo a quell’età avremo un cane completo.

Teoria ormai, il quotidiano racconta una storia diversa. L’ansia di vincere a tutti i costi non può aspettare, come se fosse il volano di tutto.

Torno al concetto iniziale: ho una certa idea di golden, voglio allevare la perseguo e pago il prezzo; il panorama attuale ci costringe a guardare lontano, fuori dal nostro paese, là dove la razza ha avuto origine, chissà se la romantica signora inglese avrà ancora voglia di dispensare saggezza e consigli.

Un lavoro di recupero implica molta pazienza e dei tempi medio-lunghi per ottenere risultati, ma se le linee guida lungo le quali ci si muove sono dettate da un punto d’arrivo preciso rappresentato dal rispetto integrale della “tipicità” della razza, il successo di detta operazione diventa altamente probabile.

Le forche caudine sono rappresentate dal giudizio come appuntamento ineluttabile; è di fatto doveroso porre all’attenzione dei giudici soggetti diversi dalla “massa” essendo consapevoli del rischio di non vittoria che il tutto comporta, ma se non si impone il proprio cane all’attenzione degli “esperti”, se non si ritorna da dove si era partiti, se non si arrestano derive genetiche che alla lunga potrebbero determinare autentici movimenti franosi, il golden si trasformerà perdendo inevitabilmente le caratteristiche che hanno fatto la fortuna di questa razza.



 
 
 

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